Michał Karaś: Partiamo dalla partita contro il Napoli, dove ha fatto un lavoro incredibile. Il primo gol annullato è arrivato dopo che ha vinto un duello difensivo con McTominay. Poi ha fornito l'assist per la seconda rete non convalidata a Zaniolo. E, infine, il tiro che Vanja Milinković-Savić è riuscito incredibilmente a deviare sulla traversa. Come valuta tutto questo? Immagino, che il senso di insoddisfazione sia grande.
Jakub Piotrowski: "Sicuramente il maggiore rammarico è per il fatto che Vanja sia riuscito a parare il mio tiro, perché penso che sia stata una grande parata da parte sua. È mancata un po’ di fortuna, e le altre situazioni sono state un vero e proprio ottovolante di emozioni: segni due gol e il Var li annulla entrambi. E sappiamo che a volte queste situazioni possono girare contro di te durante una partita".
"Ma come squadra abbiamo reagito bene e abbiamo mantenuto l’energia fino alla fine. Meritavamo quel gol e la vittoria. Personalmente mi resta solo il piccolo rammarico di non aver segnato, perché sarebbe stato bello andare a segno in due partite di fila. Ma vincere 1-0 contro i campioni d’Italia ha un sapore speciale, che abbia segnato io o meno".
"La parola chiave è stabilità"
Anche perché ora avete fatto una sorta di “hat-trick”. Avete battuto tutte e tre le squadre che erano sul podio la scorsa stagione. Il Napoli si aggiunge a Inter e Atalanta.
"Esatto, ora serve trovare equilibrio anche contro le squadre teoricamente meno forti. Per mantenersi costanti e far sì che i punti conquistati contro le big della Serie A abbiano ancora più valore, dobbiamo raccogliere più punti anche contro le altre. La parola chiave è stabilità".
Dopo l’ultima partita, la sua media in Serie A è di un gol ogni 700 minuti. Se qualcuno guardasse solo questa statistica, forse non sembrerebbe impressionante. Ma il suo ruolo è diverso rispetto a quello che aveva al Ludogorets, lavora molto di più in fase difensiva e la sua posizione media è nella sua metà campo. È stato un grande salto passare dal dominare il campionato bulgaro a lottare per ogni punto?
"Sicuramente, al Ludogorets avevo molte più occasioni da gol e possibilità di entrare in area. Dominavamo e come squadra segnavamo molto di più durante la stagione, quindi le occasioni per cercare la rete non mancavano. Qui non siamo una delle prime quattro squadre, come l’Inter che quest’anno segna tantissimo, quindi le occasioni sono un po’ meno. Anche se penso che nelle ultime due o tre partite ho avuto davvero diverse occasioni, sono sempre più spesso in area e divento sempre più pericoloso".
"È sicuramente una grande differenza, ma la voglia di vincere è sempre la stessa. Anche se con l’Udinese non vinceremo tutto, ogni sconfitta pesa molto. Negli ultimi tre anni per me anche un pareggio era una sconfitta, quindi è un’esperienza nuova. Ovviamente in passato ho giocato anche in squadre che non lottavano solo per il titolo, ma gli ultimi anni sono stati diversi. È un campionato completamente diverso, con avversari diversi ogni settimana, quindi è una nuova e bella sfida. Sono davvero felice non solo di viverla, ma anche di vedere che le cose stanno andando nella giusta direzione, partita dopo partita".
Contro il Napoli tutta la squadra ha fatto una grande prestazione: non avete mai smesso di spingere nonostante i due gol annullati. Ma anche il suo gioco è sembrato molto più sicuro rispetto all’inizio. È una questione di fiducia, di maggiore intesa o di una migliore conoscenza della realtà del campionato?
"Parto dalla fine. È arrivato con le partite, con l’analisi degli spazi in campo. Continuo a farlo e ad imparare, quindi trovo più spazio, forse anche un miglior timing: capire quando e dove inserirsi. All’inizio è stato sicuramente un periodo di apprendistato per me in questo campionato e penso di essere cresciuto molto. L’ho fatto partita dopo partita, perché avevo sempre più materiale da analizzare sul mio gioco e su come si comportano le altre squadre in campo".
"Battere il Napoli? Credo che con il giusto atteggiamento, con l’energia della squadra e tanta fiducia, si possa davvero vincere contro chiunque in Serie A. Certo, ci sono partite più difficili. Ma penso che quando entri in campo, sullo 0-0, puoi giocartela con tutti e mostrare il tuo valore. Contro il Napoli, fin dal primo minuto, siamo stati presenti con il giusto spirito. Per 90 minuti si è visto che credevamo di poter vincere. Soprattutto il secondo tempo è stato ricco di emozioni, anche per i tifosi è stata una bella partita. Due gol annullati, ma abbiamo continuato a cercare il gol fino all’ultimo minuto".

I risultati sono la miglior conferma, visto che avete battuto tutte le big della scorsa stagione. Ora però non ci sono più scuse nelle altre partite...
"Esatto, ma torno su quella parola: stabilità. La forma deve essere costante, equilibrata, e di settimana in settimana non ci devono essere grandi oscillazioni, per restare vicini alle prime posizioni in Serie A".
E lei prende molto sul serio il tuo ruolo nella ricerca di questa stabilità: oltre all’analisi con la squadra, analizza personalmente ogni partita.
"Ho una persona – ormai un amico – con cui collaboro da tempo (l’analista Przemysław Gomułka – ndr) e ci sediamo insieme. Prima di iniziare l’analisi, lui seleziona le azioni più importanti per me, da cui posso trarre spunti per le prossime partite. A volte ci ispiriamo ai migliori giocatori e ai loro comportamenti da imitare. Almeno una volta a settimana analizziamo le situazioni più rilevanti. Non necessariamente le migliori, ma quelle in cui avrei potuto fare meglio, che potrebbero ripetersi e dove una certa soluzione può aiutarmi".
Glielo chiedo anche perché il calendario non è infinito ed è diventato da poco papà: posso chiederle come sta conciliando tutto?
"Il primo mese la famiglia era in Polonia, quindi tornavo solo nei giorni liberi, quando avevo il permesso dell’allenatore. Ora da due settimane sono qui con me e per me è un periodo bellissimo. Le giornate passano più in fretta, c’è sicuramente più movimento, più impegni. Ma mi dà tanta gioia e sono una persona che ama muoversi, non mi piace annoiarmi, quindi posso dire che per ora va davvero molto bene".
"Ovviamente la mia compagna ha un ruolo fondamentale. Perché per me il sonno è la cosa più importante per recuperare e prepararmi alle partite. Quindi spesso dormo separato, per essere pronto per l’allenamento e poi per la partita".
Colonia polacca all’Udinese
L’adattamento è stato sicuramente facilitato dalla conoscenza con l’allenatore. Ma con Kosta Runjaić non si vedevano da sette stagioni. I suoi metodi sono cambiati?
"Penso che sia semplicemente un allenatore intelligente, che ha dovuto adattarsi alle esigenze del campionato. Alcune cose negli allenamenti e nella preparazione delle partite sono cambiate, perché la Serie A lo richiede. Presta più attenzione ai dettagli difensivi, alla preparazione della fase difensiva, perché in Italia è fondamentale. Ma per quanto riguarda la gestione del gruppo e la collaborazione con il club, è sempre stato il suo punto di forza".
"Quindi come allenatore per me non è cambiato molto. È semplicemente evoluto, come un giocatore. È diventato ancora migliore, si è preparato per la Serie A e si è adattato. Anche se non del tutto, perché non gioca il classico calcio italiano difensivo. Come squadra vogliamo attaccare, vogliamo pressare e questo non è cambiato".
È stato decisivo nella sua scelta di trasferirsi in Italia? So che l’Udinese la voleva già prima e che prima del trasferimento era in contatto con Adam Buksa e nello staff c’è anche il tecnico Małecki. Insomma, c’erano diversi fattori a favore di Udine.
"C’è anche mister Alex Trukan, anche lui polacco. Abbiamo una piccola colonia. Sicuramente l’ambiente creato da Małecki e dallo staff ha avuto un grande peso nella mia scelta. Penso che tre stagioni al Ludogorets siano state il massimo. Dopo due ero già pronto per il passo successivo, la terza è stata per mantenere la forma in vista di una nuova sfida. Quando l’estate successiva l’Udinese si è rifatta avanti, ho parlato con l’allenatore. Abbiamo iniziato le trattative, ma in realtà lo volevo subito. Volevo cambiare e tutti i fattori hanno avuto il loro peso".
Personalmente pensavo che il trasferimento sarebbe arrivato già dopo la seconda stagione, quando aveva numeri incredibili. Non si chiede mai cosa sarebbe successo se avesse cambiato squadra allora?
"Non posso pensarci, perché semplicemente non era possibile. Ci sono stati tentativi, c’era interesse, ma non si poteva fare. Quindi non ha senso pensarci, non era una mia decisione. Sapevo che era il momento giusto per cambiare, ma non è stato possibile. Tutto dipendeva dal fatto che il Ludogorets volesse lasciarmi andare, quindi non avevo l’ultima parola per dire 'No, me ne vado'. Sono stato io a sentirmi dire 'No, non vai via'".
Ma ora questa nuova sfida è arrivata e sta iniziando bene. È partito dalla panchina, ma non ha mai avuto un periodo senza giocare. Ricordo che al KRC Genk o al Fortuna questi "momenti di buio" la frustravano molto. Se dovesse succedere ora, con la sua esperienza, sarebbe pronto?
"La frustrazione più grande l’ho vissuta in Belgio. Cambiavo squadra da giovane, dopo aver giocato quasi tutte le partite da titolare con il Pogoń Szczecin la stagione precedente. Forse non capivo che bisogna aspettare la propria occasione, allenarsi. È stato l’unico momento in cui la frustrazione cresceva. E al Fortuna Düsseldorf magari il primo anno non è stato eccezionale, ma ero già più paziente e sapevo cosa fare".
"Ora, dall’inizio della stagione, non sono sempre stato titolare, ma penso che anche entrando a partita in corso ho sempre dimostrato di essere pronto. Credo di aver dato ottimi contributi e continuo a dimostrare di essere pronto per ogni partita, indipendentemente dai minuti giocati. Ovviamente tutti vogliono partire dall’inizio e l’obiettivo è aiutare la squadra a vincere il più possibile".
E il gol contro il Genoa le ha tolto un peso? O non è più a quel punto in cui segnare determina la fiducia in campo?
"No, penso di non aver mai sentito pressione per i gol. Per un giocatore offensivo è sempre un obiettivo, io sono – diciamo – a metà. Devo essere ovunque, ho i miei compiti, ma ho anche esperienza e il gusto del gol delle stagioni passate, quindi sicuramente mi dà grande gioia, come a tutti. Non c’era frustrazione: sapevo che le occasioni sarebbero arrivate e che avrei iniziato a sfruttarle. Anche nelle partite precedenti ho avuto diversi tiri da fuori, come contro la Cremonese, che avrei dovuto concludere meglio. Quindi sapevo che il gol sarebbe arrivato".
Siamo quasi alla fine, quindi una domanda più a lungo termine. Pensa già ai playoff di marzo e alla qualificazione ai Mondiali? Come si sente?
"Ovviamente bene, ma si gioca a marzo e ora siamo a dicembre. Nel calcio tre mesi sono davvero tanti. In realtà non si sa ancora quali giocatori saranno disponibili, chi sarà in forma, non solo nella nostra nazionale ma anche per quanto riguarda l’Albania, quindi bisogna aspettare".
"Ma sicuramente c’è fiducia e le qualità dei giocatori per superare la prima partita, perché è su quella che bisogna concentrarsi. Può sembrare una frase fatta, ma è la verità: prima bisogna battere l’Albania e poi pensare all’eventuale seconda partita degli spareggi. Come dico, manca ancora un po’ di tempo e sapremo di più a fine febbraio – chi sarà disponibile, in che forma, e quello sarà il momento chiave per valutare le nostre possibilità. Ma nelle ultime partite della nazionale si è visto che sicuramente abbiamo le carte in regola per andare alla coppa del mondo. È un torneo speciale e non solo io, ma tutti quelli che possono giocare in nazionale vorrebbero partecipare ai Mondiali".
